Quando un neonato o un bambino piccolo sperimenta uno spasmo affettivo, i genitori possono sentirsi impotenti e spaventati. Questi episodi, caratterizzati da pianto intenso e talvolta perdita di coscienza, sono spesso scatenati da forti emozioni. Sebbene possano sembrare gravi, sono generalmente innocui e parte di una fase di crescita. Questo articolo esplora le cause, i sintomi, e offre strategie per gestire efficacemente questi momenti.
Cosa sono gli spasmi affettivi?
Si tratta di crisi scatenate da emozioni intense, un capriccio, un rimprovero, uno spavento, una frustrazione o un banale dolore fisico.
A seguito di uno dei suddetti stimoli, ha inizio un pianto forte esasperato che dura circa 1 minuto.
Da lì all’apnea, il passo è breve.
Gli spasmi affettivi, noti anche come “respiro sospeso“, si concludono in una breve perdita di coscienza, dopo la quale i piccoli si riprendono e tornano a respirare normalmente.

Cause e manifestazioni
Questi episodi sono tipicamente scatenati da un’improvvisa esplosione emotiva come rabbia, paura, dolore o frustrazione. Non sono volontari e non sono un segno di manipolazione emotiva da parte del bambino.
Gli spasmi si presentano tra i sei mesi e i quattro/cinque anni di vita, non sottendono alcuna patologia né sono seguiti da ripercussioni.
Come riconoscere gli spasmi affettivi
Identificare gli spasmi affettivi è fondamentale per gestirli correttamente. La sequenza di eventi è quasi sempre la stessa e include:
- Pianto intenso seguito da un improvviso arresto respiratorio (apnea).
- Cambiamento del colore della pelle, il bambino diventa violaceo o pallido.
- Possibile perdita di coscienza per un breve periodo.
Terminato questo spaventoso episodio, il bimbo torna cosciente e il respiro si regolarizza.
Caratteristiche e perché degli spasmi affettivi
Cosa succede al corpo dei nostri piccoli durante questi episodi? Vediamo l’insieme di caratteristiche che caratterizzano lo spasmo affettivo:
- Durante il pianto intenso, i bimbi tendono a respirare più rapidamente e superficialmente, comportamento che determina un diminuito apporto di ossigeno al cervello, il che può innescare una temporanea riduzione della coscienza.
- Sempre durante il pianto, i bambini possono aumentare la pressione nell’addome a causa delle contrazioni dei muscoli addominali, aumento pressorio che influisce sulla quantità di sangue che fa ritorno al cuore, riducendola e diminuendo a propria volta la quantità di ossigeno che raggiunge il cervello.
- Gli spasmi affettivi sono spesso associati a una reazione vasovagale, intesa come un riflesso del sistema nervoso autonomo che può causare una temporanea diminuzione della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca.
Talvolta, nei bimbi che presentano spasmi affettivi è stata osservata anche una carenza di ferro, elemento fondamentale per garantire il funzionamento del sistema nervoso.
Sono provocati da problemi neurologici?
Gli spasmi affettivi sono un fenomeno benigno che implica la sospensione temporanea della respirazione in risposta a emozioni intense, ma non sono generalmente associate ad alcun problema neurologico in senso stretto, come danni cerebrali o disfunzioni del sistema nervoso centrale.
Di quanti tipi ce ne sono?
Ne esistono di due tipi:
- Nello spasmo affettivo cianotico, che è più frequente, la pelle del volto o delle estremità diventa di un colore bluastro o cianotico, anziché pallida, a causa dell’apnea che segue la crisi di pianto. Questo può accadere quando la riduzione temporanea del flusso sanguigno causa una diminuzione dell’ossigenazione nei tessuti, dando luogo al colore bluastro.
- Nell spasmo affettivo pallido, più raro rispetto al precedente, il bimbo diventa pallido e, quasi immediatamente, sperimenta una temporanea perdita di coscienza. Tale reazione accade spesso come risposta a stimoli dolorosi, che provocano una temporanea riduzione del flusso sanguigno alla superficie della pelle.
Entrambi i tipi di spasmi affettivi sono generalmente benigni e non sono di solito considerati un motivo di preoccupazione medica.
Per quanto tempo ne soffrono i bambini?
Gli spasmi affettivi spariranno con la crescita; più precisamente, nel 50% dei bambini entro i quattro anni e in più dell’80% dei bambini entro gli otto anni.
Gestione degli spasmi affettivi
Se il bimbo comincia ad andare in apnea, niente panico:
- Stimolatelo toccandogli il volto, soffiandovi o spruzzandogli addosso un po’ d’acqua – stimoli potenzialmente in grado di interrompere l’apnea e la crisi sul nascere.
- Se lo spasmo nasce da un capriccio per non aver ottenuto qualcosa, provate a distrarre il bimbo, inventatevi soluzioni alternative attraente o fategli prendere un bel respiro.
- Se perde coscienza, attendete che si risvegli e poi rassicuratelo senza attribuire troppa importanza all’accaduto;
- Riprendete le normali attività come se non fosse accaduto nulla di che.
- Se l’evento è nato da un capriccio per non avere ottenuto qualcosa, non cedete alla tentazione di accontentare il bimbo o lo convincerete inconsciamente che, attraverso lo spasmo, potrà avere ciò che desidera.

Come si prevengono?
Dolori fisici e stress emotivi rappresentano fattori scatenanti; per questo, sono difficili da prevedere e limitare.
Concentratevi sul trovare modalità alternative di educazione rispetto al rimprovero e, se lo spasmo affettivo dovesse ricapitare, non condannatevi.
Spasmo affettivo e sincope: differenze
Lo spasmo affettivo si differenzia dalla sincope sia per gli evocativi pianto e apnea che precedono la perdita di coscienza, sia perché interessa soltanto i bimbi più piccoli.
Conclusione: gli spasmi affettivi sono pericolosi?
Si tratta principalmente di eventi innocui che non necessitano di precauzioni o approfondimenti.
L’importante è mantenere la calma durante le “crisi” e, dopo di esse, evitare di attribuire esagerata importanza all’accaduto, senza colpevolizzare o ridicolizzare il bambino.
A volte vengono eseguiti esami del sangue per escludere la presenza di deficit di ferro e un elettrocardiogramma per valutare la funzionalità cardiaca.
Il pediatra va interpellato se gli spasmi durano molto a lungo, se compromettono la vita quotidiana o se c’è il dubbio che possa trattarsi di patologie neurologiche (fanno scattare un campanello d’allarme soprattutto movimenti a scosse degli arti).
Potete approfondire l’argomento e scoprirne di più circa gli spasmi affettivi, qui.
L’informazione su come affrontare gli spasmi affettivi aiuta a rasserenare i genitori e a garantire che questi episodi siano gestiti in modo sicuro e informato.